Eleanor Oliphant: Da leggere o da evitare? Due opinioni a confronto



« Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: sto benissimo.
Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido. Ho quasi trent’anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate. Poi torno a casa e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient’altro. Perché da sola sto bene.
Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata di mia madre. Mi chiama dalla prigione. Dopo averla sentita, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto.
E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo.
O così credevo, fino a oggi.
Perché oggi è successa una cosa nuova. Qualcuno mi ha rivolto un gesto gentile. Il primo della mia vita. E all’improvviso, ho scoperto che il mondo segue delle regole che non conosco. Che gli altri non hanno le mie paure, non cercano a ogni istante di dimenticare il passato. Forse il «tutto» che credevo di avere è precisamente tutto ciò che mi manca. E forse è ora di imparare davvero a stare bene.
Anzi: benissimo.»


Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman, edito Garzanti, è stato il caso editoriale dell’anno: acclamato dalla stampa internazionale, osannato dai librai per la sua unicità, quasi tutti lo considerano un capolavoro. Perché? È rimasto in vetta alle classifiche per mesi, postato e ri-postato su tutti i social, e verrà presto adattato al grande schermo.
Perché ha fatto tanto parlare di sé? Cosa ha conquistato i lettori? Forse è il libro che non si aspettavano. O probabilmente a renderlo vincente è stata la delicatezza con cui ha saputo squarciare la solitudine e colpire nel segno, affrontando problematiche così forti come la depressione, senza però caricare di angoscia il pubblico.

Chiunque di noi, almeno una volta nella vita, ha provato la sensazione di sentirsi solo, emarginato, fuori posto. Non è sicuramente quello che sembrerebbe provare Eleanor.
Lei ripete a se stessa che nella sua situazione di solitudine “sta benissimo”!
È da questo che nasce il titolo più letto dell’estate 2018. Il libro è molto particolare e la trama salta all’occhio. Personalmente posso affermare che non è il grande capolavoro che, quasi tutti, i bookblogger vantano in rete.
Questo non vuol dire che sia un brutto libro, anzi, a me è piaciuto molto.
«Il dolore è facile, il dolore mi è familiare. Mi rifugiai nella stanzetta bianca che c’è nella mia testa, quella del colore delle nuvole. Sa di cotone pulito e di coniglietto. L’aria lì è di un pallido rosa confetto e si sente una musica dolcissima.»

In fin dei conti è davvero un bel libro. Scorrevole, lineare, coinvolgente. Ha tutte le carte in regola per essere apprezzato e avere il successo che sta avendo fin dalla sua uscita.
La forza di questo brillante romanzo, più che nella storia sicuramente intensa, è tutta nella protagonista, una giovane donna sola in cui tutti noi possiamo riconoscerci. Perché è comune a molti il bisogno e desiderio di rifugiarci in un universo tutto nostro per scappare dalla realtà che c’è là fuori e che non sempre riusciamo a sopportare. Ed è lì che nascosti pensiamo di stare bene, eppure basta così poco per far crollare un castello di certezze e per capire che scappando e rifiutando il mondo esterno rinunciamo a troppe cose.
Eleanor è strana, è scontrosa, ai limiti della sociopatia, nessuno le dà confidenza né sembra capirla, lavora in un ufficio dal lunedì al venerdì, mentre nel fine settimana mette la sua vita in pausa e si rinchiude in casa con la vodka nel tentativo di annebbiare e diluire anche i pensieri. Va avanti così da anni. Potrebbe sembrare che non accada niente. E invece c’è da capire perché ha una cicatrice sul viso, perché non ricorda o non vuole ricordare, perché la sua mamma che la chiama ogni mercoledì è così crudele con lei, così isterica e instabile. A poco a poco le carte si svelano, la sua esistenza inizia ad avere un passato e forse anche un futuro. Lei che è così sincera e senza peli sulla lingua, lei che sa essere a tratti anche fastidiosa, poi diventa in maniera naturale una grande amica di cui non poter fare a meno. Io a differenza di altri, sono subito entrata in empatia con Eleanor sin dalle prime pagine ed è stata una presenza fissa per tutti i giorni in cui ho avuto con me questo libro. Ho riso, ho pianto, ho riflettuto molto, mi sono emozionata, ho sperato, ho tremato, ho sorriso, di continuo tra le pagine della sua storia. L’ho sentita davvero vicina a me in molte cose. L’ho vista crescere, cambiare, farsi male, lasciarsi andare. Eppure non ho mai smesso di volerle bene, per quanto ci si possa affezionare a un personaggio immaginario. Lei che è più reale di molte persone della nostra quotidianità. Prende forma ogni giorni di più, insieme a tutti gli altri personaggi che le ruotano intorno e che sono ben identificati.

Eleanor, la protagonista, è una giovane donna problematica che non si accorge completamente di esserlo. Intuisce che c’è qualcosa che non va ma è convinta che il problema siano le altre persone. In realtà è lei che non sa relazionarsi, di fatto è sola. L’autrice ci mostra questa solitudine con una sottile ironia. Alcune scene, infatti, mi hanno fatto molto ridere pur lasciandomi qualcosa a cui riflettere. Ho sentito molti pareri discordanti su questa prima parte del libro. C’è chi afferma di non sopportare Eleanor e chi invece la capisce. Io faccio parte del secondo gruppo. Ho provato una grande empatia nei suoi riguardi e anche tanta tenerezza. Eleanor piano piano esce dal suo guscio grazie ad un collega di lavoro che la aiuta e la sopporta nonostante le sue evidenti stranezze. Così, lei si ritrova ad avere per la prima volta un amico, che la trascina in giro, che rompe i suoi schemi, che le fa vivere imprevisti. È interessante vederla agire e leggere i suoi pensieri. Una cosa che ha noi può sembrare semplice come salutare una persona a lei risulta molto difficile, a tratti incomprensibile. Ma la scrittrice ci fa capire cosa prova la protagonista facendoci entrare nella sua testa. Da metà libro in poi, però, ho iniziato a provar rabbia.
Da quando l’ironia ha lasciato spazio al vero fulcro della storia: il dramma che Eleanor ha vissuto per diventare così. La mia rabbia è sostanzialmente dovuta al poco spazio che è stato dato all’analisi di questo problema. Va tutto troppo veloce, si risolve troppo in fretta. Ma si sa che le abitudini sono dure a morire. Riuscirà Eleanor ad approcciarsi finalmente con il mondo che la circonda? Mi spiace ma non posso rivelarvelo. Lo scoprirete solo leggendo il libro.
(_itsjey)

«Capelli lunghi, lisci, castano chiaro, che mi scendono giù fino alla vita, pelle chiara, il volto un palinsesto di fuoco. Un naso troppo piccolo e occhi troppo grandi. Orecchie: niente di eccezionale. Altezza più o meno nella media, peso approssimativamente nella media. Aspiro alla medietà… Sono stata al centro di fin troppa attenzione in vita mia. Ignoratemi, passate oltre, non c’è nulla da vedere qui.»

L’unica pecca di questa lettura è l’aver avuto purtroppo aspettative eccessivamente alte, dato il riscontro che ha avuto e l’entusiasmo prorompente che ha portato tutti a leggerlo. Non posso dire di essere rimasta delusa, ma ero talmente carica ed elettrizzata che ho preteso tanto da questo libro. Se non avessi mai sentito parlare del romanzo, lo avrei apprezzato sicuramente di più. Ero convinta che lo avrei adorato e divorato, che sarebbe stato sconvolgente, invece niente di tutto questo. È stata però un’ottima compagnia quella di Eleanor. Il finale non è stato molto approfondito e perde un po’ di credibilità. Date le premesse della prima parte, l’autrice poteva dare di più. In ogni caso Eleanor a lettura conclusa mi è mancata davvero tanto. La potenza del libro sta proprio in questo, nell’entrare in silenzio nel cuore di chi legge anche se non in maniera eclatante, ma indubbiamente profonda. Mi sento comunque di consigliarlo e di invitare a godersi la lettura, in attesa del film che ne faranno.
Non so se rimarrà negli annali della letteratura come hanno detto, ma sono certa che rimarrà nella memoria e nel cuore di molti. Eleanor esisterà sempre da qualche parte.

«Io esisto, no? A volte ho la sensazione di non trovarmi qui e di essere un frammento della mia immaginazione. Ci sono giorni in cui i miei legami con la terra mi sembrano così labili che i fili che mi tengono fissata al pianeta sono sottili come una ragnatela, come zucchero filato.»
(Joy in the deep)

Nel video potrete ascoltare anche il mio parere su questo libro :) 

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